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Dal profondo

Per capire meglio la realtà del lavoro in miniera abbiamo assistito alla proiezione del film-documentario "Dal profondo", della regista Valeria Pedicini, e poi abbiamo avuto l'opportunità di ricevere a scuola Patrizia Saias, la minatrice protagonista.

Nella Carbosulcis ci sono 24 donne su 431 lavoratori: la maggior parte di esse lavora nell'amministrazione, ma Patrizia, innamorata del suo lavoro e da sempre affascinata dalla miniera, è un perito minerario che da 27 anni si occupa di controlli ambientali.

“All'inizio ho dovuto superare le resistenze dei colleghi che mi percepivano come un'intrusa in un ambiente maschile, ma adesso ho un rapporto molto bello, di fiducia, con loro. Secondo me la presenza femminile allenta le tensioni.”

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Nel corso dell'intervista ci ha spiegato com'è nata l'idea del film.

“Nel 2010, in occasione del salvataggio dei 33 minatori cileni, è venuto in miniera un fotografo di Vanity Fair per un articolo che è stato pubblicato nella rivista ad ottobre.

A marzo ho ricevuto una chiamata dalla regista Valentina Pedicini, che aveva letto l'intervista e mi proponeva di partecipare a un film. Io non accettai subito, poi lei venne a conoscermi e girò un promo che vinse un premio ad Amsterdam e il Premio Solinas del 2011.

A quel punto ho creduto nel progetto e ho accettato la proposta perché volevo che si sapesse come si lavora lì dentro, in miniera.

In seguito abbiamo girato il documentario vero e proprio: le riprese sono durate due anni e mezzo e sono state fatte senza copione nè sceneggiatura, riprendendo i lavoratori nella quotidianità della vita in miniera. Il film ha vinto anche altri numerosi riconoscimenti in festival nazionali e internazionali a Roma, Bruxelles, Senigallia, Dubai. Fra le occasioni che ricordo più volentieri ci sono gli inviti al circolo dei sardi di Roma, Brescia, Torino. ”

 


 

Il trailer del film

Premiazione al festival di Roma

Valentina Pedicini

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Il titolo

Il titolo Dal profondo è ricco di significati perchè allude ad una profondità che non è solo fisica, ma anche legame psicologico con la miniera, scavo interiore.

Rimanda inoltre al De profundis, la preghiera per i morti, ed in effetti c'è un dialogo continuo fra la protagonista e suo padre, anche lui minatore.

Se poi si pensa che l'espressione latina si usa nella lingua corrente per intendere una lamentazione da una condizione di grande prova o anche per indicare il congedo da un'idea, un progetto, un'istituzione, si può capire il potenziale evocativo di questo titolo in un momento in cui le miniere vengono chiuse e abbandonate.

 

Analisi del film

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La protagonista

La protagonista è Patrizia: magra ma forte, capelli rossi e ricci, coperta di polvere tranne che negli occhi e nei denti. Il suo punto di vista guida il racconto con una caratterizzazione psicologica pluridimensionale: è ironica quando parla dei politici, della visione che i non sardi hanno della nostra isola; adirata perchè non c'è rispetto per la sua terra e per la miniera; inquieta per l'incertezza della situazione; socievole, senza problemi in un ambiente maschile; materna quando telefona ai suoi figli.

 

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Gli altri lavoratori

Gli altri lavoratori, nella maggior parte ultracinquantenni, hanno la spontaneità di chi non recita: si comportano come se non ci fossero le telecamere. Parlano dello stipendio, sono complici fra di loro, scherzano, cantano ed esprimono rispetto verso i colleghi che li hanno preceduti.

Decisi nel portare avanti le loro rivendicazioni, ma anche stanchi: quelli vicini alla pensione sperano che la miniera venga chiusa; altri sono disperati e impulsivi, come il minatore che si taglia le vene per protesta.

Le uniche scene girate in esterno sono quelle legate agli scioperi e alle proteste del 2012 quando quaranta operai occuparono la miniera per impedirne la chiusura e convincere il governo a tentarne il rilancio.

 

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Le nostre impressioni

Ci siamo sentiti particolarmente coinvolti perché abbiamo avuto l'impressione che il film, parlando del lavoro, si riferisse anche al futuro delle nuove generazioni e, quindi, a noi.

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La miniera 

Non c'è una narrazione in senso classico, la storia comincia con la discesa agli inferi della lunga sequenza iniziale e procede col racconto della vita in miniera con tutte le sue sfaccettature: la fatica, i rapporti con i colleghi, la protesta, le preghiere, l'allegria, la depressione ecc.

La miniera di Nuraxi Figus appare buia, paurosa, grande, polverosa, pericolosa, claustrofobica: lo spettatore non vede l'ora di ritornare in superficie, ma avverte anche che per gli operai quella è una seconda casa.

 

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